Vincitori e perdenti 2015

28. dicembre 2015

Zecche e zanzare su, orsi polari e rododendri giù

Il 2015 è stato l’anno più caldo dall’inizio delle misurazioni, e il 2014 segue a ruota in seconda posizione. Con questo rialzo termico, zanzare, mosche, zecche e altri insetti trovano nuovi habitat, rendendo la vita difficile anche a noi in Svizzera. Il riscaldamento globale, parallelamente, miete anche vittime illustri: non solo il ben noto orso polare, ma anche tartarughe marine, rododendri e abeti rossi.

Già oggi i cambiamenti climatici producono effetti tangibili e lasciano intuire il futuro a cui va incontro il nostro pianeta. Alcuni animali, alquanto “fastidiosi”, proliferano con le alte temperature e gli inverni miti, e sono destinati a estendere le loro zone di diffusione. È il caso, ad esempio, di zecche, mosche e zanzare. Mentre queste specie si moltiplicheranno a dismisura, animali come il simpatico orso polare o la tartaruga marina avranno sempre maggiori difficoltà a sopravvivere.

Perdenti climatici 2015

Rododendro: se entro la fine del secolo la temperatura media del nostro pianeta aumenterà di due gradi, in Svizzera salirà di almeno quattro gradi. Decisamente troppo per il rododendro, che predilige un clima piuttosto freddo. Anche se oggi sboccia ancora rigoglioso, entro il 2085 sarà probabilmente scomparso dalle Alpi occidentali svizzere, come dimostrano alcune ricerche dell’Università di Losanna.

Abete rosso: nel Mittelland il clima si fa più caldo e secco. E l’abete rosso, particolarmente amato dall’industria del legno svizzera, ne risente: non si è ancora seccato, ma soffre per una costante scarsità di acqua, che lo rende più vulnerabile a malattie e parassiti. Secondo i ricercatori dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL), è destinato a scomparire dal Mittelland per spostarsi ad altitudini più elevate, dove entrerà in competizione con il faggio.

Orso polare: il futuro della vittima più nota dei cambiamenti climatici è tutt’altro che roseo: entro il 2050 gli effettivi di orso polare potrebbero crollare di due terzi. L’Artide, infatti, si scalda due volte più rapidamente del resto del pianeta, i ghiacci si assottigliano in fretta o si sciolgono completamente. Gli orsi polari, tuttavia, non possono fare a meno di andare a caccia sulla banchisa. Anche le foche, prede principali di questi plantigradi, risentono della scomparsa dei ghiacci: sempre più spesso sono costrette a far nascere i propri piccoli in acqua, dove hanno scarsissime probabilità di sopravvivere.
 
Tartaruga marina: questa specie depone le uova nella sabbia e i piccoli, dopo la schiusa, prendono da soli la via del mare. Il sesso delle tartarughe marine viene determinato dalla temperatura di incubazione delle uova: se il clima si fa più caldo vi è una netta prevalenza di femmine, il che mette a repentaglio la sopravvivenza delle popolazioni. A ciò si aggiunge la distruzione di habitat importanti come le praterie marine o le spiagge di nidificazione a causa delle tempeste più frequenti.   
 
Vincitori climatici 2015

Zecche: specie come la zecca dei boschi sono in piena espansione. Già oggi sono presenti ad altitudini notevoli: negli ultimi 50 anni, la zecca dei boschi ha colonizzato habitat situati fino a 1100 metri s.l.m., mentre prima non la si incontrava mai al di sopra dei 700 metri, come raccontano i ricercatori dell’Università di Monaco di Baviera. Poiché i giorni con temperature inferiori ai 12 gradi si sono fatti più rari, la zecca dei boschi va alla ricerca di ospiti anche in inverno. Le temperature elevate accelerano il suo ciclo vitale e favoriscono il rapido sviluppo delle uova. Bisognerà mettere in conto un aumento delle malattie trasmesse dalle zecche. 

Mosche: i moscerini della frutta, che si moltiplicano a una velocità incredibile, sono gli insetti più apprezzati dai genetisti. Gli inverni freddi aiutano a tenere a bada il loro proliferare; l’aumento progressivo delle temperature, invece, fa sì che nelle nostre zone trovi il proprio habitat ideale anche un loro «parente» asiatico, il moscerino dei piccoli frutti.

Zanzare: dal 2010 in Europa si è tornati a registrare alcuni casi di dengue trasmessa localmente. Simili episodi non rimarranno isolati: la zanzara tigre asiatica, specie non autoctona e vettore della malattia, ha ripreso a diffondersi nel Canton Ticino nel 2003 ed è sottoposta all’attento monitoraggio dell’Istituto tropicale svizzero di Basilea. Le zanzare tigre asiatiche trasmettono anche il virus Chikungunya e altre patologie i cui effetti, talvolta, accompagnano per tutta la vita chi le contrae. Nelle nostre zone, ormai, si trovano anche i pappataci, insetti originari del Mediterraneo e amanti del caldo.

Scarafaggi: questi famosi insetti che attaccano le derrate alimentari trovano nuovi habitat grazie alle temperature più miti. Alle nostre latitudini, ormai, sono presenti persino sulle pareti esterne degli edifici durante la stagione invernale. La variante Ectobius vittiventris, originaria del Mediterraneo, ha attraversato le Alpi già negli anni Novanta del secolo scorso. Il piccolo scarafaggio non attacca gli alimenti, ma risulta sgradevole a molte persone. In futuro, però, dovremo abituarci a vederlo sempre più spesso.

Pulci delle anatre: quest’anno molti bagnanti hanno avuto un assaggio di ciò che ci riserverà il futuro con un clima più caldo. Se la temperatura dell’acqua supera i 23 gradi, le cercarie o «pulci delle anatre», liberate a sciami, vanno alla ricerca di uccelli acquatici e talvolta penetrano per errore nella pelle umana. L’infestazione ha effetti innocui e passeggeri, ma causa un fastidioso prurito. Se il clima è molto caldo, in un anno si contano tre generazioni del parassita anziché due, come hanno rilevato dei ricercatori di Stoccarda. E poiché si prevedono altre estati torride come quella del 2015, assisteremo a una maggiore diffusione di questo insetto.

Meduse: anche nel mare vivono alcune specie amanti del caldo, ad esempio le meduse, le cui «fioriture» hanno iniziato ad aumentare già negli anni Ottanta del secolo scorso. Più si riscaldano gli strati superficiali delle acque marine, più numerose diventano le meduse, che invadono le spiagge scatenando il panico fra i bagnanti. Una puntura di medusa può risultare estremamente dolorosa. Inoltre, le abbondanti fioriture possono compromettere la biodiversità delle specie ittiche, come hanno osservato alcuni ricercatori nel Mare del Nord.
 
Contatto:
Susanna Petrone, Responsabile della comunicazione WWF Svizzera, susanna.petronenoSpam@wwf.noSpamch, 076 552 18 70 

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