Riscaldamento globale, il tempo stringe

02. settembre 2014

Un articolo uscito ad Agosto sui principali quotidiani ticinesi, scritto da Francesco Maggi, responsabile della Svizzera italiana

Nemmeno il tempo di rientrare dalle vacanze e già mi sento in dovere di lanciare l’ennesimo appello.
Basta infatti una carrellata veloce sul mondo per rendersi conto di quanto stia colpendo duro il riscaldamento globale.
Il Mar Baltico sembra l’Adriatico, i boschi in Siberia (!) e in Canada bruciano, la California sta vivendo la peggior siccità da sempre, grandi fiumi come il Colorado, il Fiume Giallo, l’Indo, il Gange e il Nilo arrivano al mare, se ci arrivano, ridotti a miseri rigagnoli, le popolazioni di merluzzo del Nord Atlantico sono ai minimi storici e l’industria del turismo ha già trovato nell’Oceano Artico libero dai ghiacci il nuovo ldorado.
Tutto questo, compresa la peggior estate da sempre in Europa centrale, lo dobbiamo al riscaldamento del clima e il conseguente disturbo della corrente a getto che a sua volta esaspera gli estremi climatici.
A suscitare l’allarme maggiore nella comunità scientifica internazionale è però il riscaldamento del permafrost nella tundra artica a seguito delle estati molto calde registrate dal 2012 (quest’anno le temperature sono di 7 gradi sopra la media) e la recente comparsa di veri e propri crateri. Secondo la teoria più accreditata, queste voragini sono dovute al collasso del permafrost e al rilascio di ingenti quantità di metano, un gas dieci volte più clima alterante della CO2.
L’aumento della temperatura si sta estendendo anche ai fondali dell’Oceano Artico che intrappolano, secondo le stime dei climatologi, da mille a diecimila Gigatonnellate di carbonio. Per dare un’idea della potenza di questa vera e propria bomba climatica basta sapere che l’umanità, dalla rivoluzione industriale a oggi, ha emesso ‘solo’ 240 Gigatonnellate di carbonio. Sarebbe quindi urgente, e decisamente saggio, accelerare la svolta energetica a livello nazionale e globale, per esempio tassando l’energia ‘sporca’ (carbone, nucleare, gas) come propone il WWF in modo da favorire il risparmio e l’efficienza energetica, oltre che le energie rinnovabili. Invece potenti ‘lobby’ sono al lavoro addirittura per frenare la svolta energetica nel nome del libero mercato.
Grazie a questa logica, basata sulla pura competizione, viene premiato chi produce a minor costo, e attualmente in Europa sono le vecchie centrali a carbone, completamente ammortizzate e altamente inquinanti.
Libero mercato e crisi economica hanno fatto crollare i prezzi al punto che anche le nostre centrali idroelettriche, benché ampiamente ammortizzate e produttrici di corrente pulita, rischiano di finire fuori mercato e di conseguenza spente durante i periodi in cui il prezzo dell’energia non copre neppure i costi di gestione.
Grazie al libero mercato quindi le centrali a carbone stanno minacciando il nostro idroelettrico, oltre che il clima terrestre. Ma non finisce qui, nel mirino di questa controffensiva liberista vi è anche il solare, reo di costare ancora troppo e di essere sussidiato (come se l’energia fossile e nucleare non lo fosse!).
In Svizzera la retribuzione per gli impianti solari è appena stata ridotta in modo importante e già il Consiglio Federale annuncia per il 2015 un’ulteriore riduzione del 22%.
La Germania, ex locomotiva del solare, ha fatto altrettanto e l’istallazione di nuovi impianti solari è crollata del 50% rispetto al 2013, tanto che l’obiettivo di nuova potenza istallata per il solare non sarà raggiunto.
Andrà ancora peggio se verrà introdotta la discussa tassa sugli impianti solari, ultima genialata dei difensori del libero mercato.
E pensare che quasi tutti i politici si dicono favorevoli alla svolta energetica e alle energie rinnovabili, ma come sempre sono i ‘dettagli’ a fare la differenza. C’è chi la vuole entro il 2035 e chi possibilmente nei secoli a venire.  

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