Il diserbante più usato al mondo è cancerogeno

15. aprile 2015

Il glifosato inserito nell’elenco dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro: favorisce la comparsa di linfomi non-Hodgkin

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), organo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che coordina gli studi in campo oncologico, ha classificato fra i probabili cancerogeni il glifosato: il diserbante più usato nel mondo. Scoperto negli anni Settanta e messo in commercio dalla Monsanto con il nome di Roundup, oggi – scaduto il brevetto – il principio attivo è usato nella preparazione di almeno 750 erbicidi destinati all’agricoltura, ma anche al giardinaggio e alla cura del verde pubblico. Già in passato il glifosato è stato messo sotto accusa per i possibili effetti negativi sulla salute, ma nel 1991 l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa) l’ha classificato come sostanza non cancerogena. Nel 2012 negli Usa sono state utilizzate 127 mila tonnellate di glifosato sulle coltivazioni secondo i dati Usgs.

Nuova analisi

Dopo un’analisi dei dati scientifici disponibili durata circa un anno, un gruppo di esperti internazionali si è riunito per riconsiderare il potere cancerogeno di questa e di altre quattro sostanze, impiegate come insetticidi. La valutazione dello Iarc, ripresa dalla rivista Lancet Oncology, include il glifosato, insieme a malathion e diazinon, nel gruppo dei composti «probabili cancerogeni» per l’uomo (gruppo 2A). Tetrachlorvinphos e parathion, considerati meno nocivi, sono stati invece classificati come «possibili cancerogeni» (2B).

Favorisce la comparsa di linfomi non-Hodgkin

La valutazione della pericolosità si basa sulla capacità di indurre tumore nell’uomo e in animali da laboratorio, oppure di provocare modificazioni genetiche in colture di cellule umane. Studi sugli agricoltori suggeriscono che l’utilizzo del pesticida favorisca la comparsa di linfomi non-Hodgkin, questo dato però non è ritenuto decisivo perché è difficile escludere altre possibili cause. Più significative sono state, per gli esperti, la capacità di indurre tumori negli animali da laboratorio e di danneggiare il Dna nelle colture cellulari. Secondo Vincenzo Vizioli, presidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab), «i dati storici indicano che la maggior parte delle sostanze che causano mutazioni nelle colture cellulari risultano poi essere anche cancerogene. Il ministero della Sanità dovrebbe attivare una sospensione precauzionale dei prodotti a base di glifosato, fino a che non si avrà la certezza che questa sostanza non sia cancerogena. Il problema è particolarmente grave per il glifosato, a causa della sua grande diffusione».

Un colpo per la Monsanto

Mettere al bando questa sostanza sarebbe però un duro colpo per la Monsanto. Anche se non detiene più il brevetto del glifosato, l’erbicida Roundup è tuttora fondamentale per la multinazionale, perché venduto insieme ai prodotti «di punta»: soia, mais e cotone Roundup Ready, resistenti all’erbicida. Un gene inserito nei cromosomi di queste piante le rende immuni all’azione del diserbante quindi i campi possono essere «tranquillamente» trattati per eliminare le piante infestanti senza danneggiare le colture. Monsanto ha risposto al documento dello Iarc con un comunicato in cui si sostiene che «la conclusione non è sostenuta da dati scientifici. La classificazione dello Iarc è in contrasto con numerosi studi pluriennali condotti da centinaia di scienziati in tutto il mondo». Si chiede una nuova valutazione, a opera di un diverso gruppo di esperti, che tenga conto anche degli studi non considerati dallo Iarc.

Enormi interessi in gioco

Gli interessi in gioco sono enormi: la soia Roundup Ready è il prodotto Ogm più coltivato nel mondo. Il giudizio dello Iarc va a riaccendere la controversia sugli organismi geneticamente modificati. Anche se parte del mondo scientifico è favorevole alla coltivazione di piante transgeniche in pieno campo, non mancano voci contrarie, e l’uso eccessivo di pesticidi è uno dei possibili «effetti collaterali» chiamati in causa.

La situazione in Italia

In Italia non si può per legge coltivare piante Ogm, ma il glifosato è molto utilizzato. Il contatto con il pesticida può avvenire con l’aria, nelle zone in cui viene usato, o con il cibo, su cui possono rimanere residui. Il più recente Rapporto nazionale pesticidi nelle acque dell’Ispra ha messo in evidenza inoltre il problema dei residui nelle acque italiane, sia superficiali che sotterranee. Su 1.469 punti di monitoraggio delle acque superficiali, il 17,2% ha mostrato concentrazioni superiori ai limiti. Nelle acque sotterranee, su 2.145 punti i superamenti sono stati il 6,3%. Il glifosato e il suo derivato Ampa (acido amminometilfosfonico) sono le sostanze che più spesso superano i limiti. Nel 2012 il glifosato è stato trovato nel 18% dei campioni di acque superficiali e l’Ampa nel 47%. Lo Iarc non ha potere normativo, ora sta agli enti nazionali ed europei disporre le limitazioni ritenute necessarie per proteggere la salute di tutti. La Francia si sta già muovendo e ha varato il piano Ecophyto contro l’eccesso di pesticidi in agricoltura.


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