Spurgo dei bacini

La costruzione delle grandi dighe per lo sfruttamento idroeletrico delle acque ha creato nuovi laghi artificiali. Sul fondo di questi laghi, salvo rare eccezioni, si depositano col tempo ghiaia, sabbia e limo che finiscono per ostruire le paratie di fondo delle dighe, quelle necessarie allo svuotamento dei bacini in caso di pericolo. Il riempimento dei bacini comporta anche una riduzione della capacità utile.

Per ragioni di sicurezza il materiale depositato sui fondali deve essere rimosso ad intervalli regolari. Le aziende aprono le paratie di fondo e svuotano il bacino. Con brevi cicli di riempimento e rilascio il materiale viene dilavato attraverso la paratia. Il rilascio di grandi quantitativi di materiale limoso nel corso d'acqua provoca gravi danni alla fauna e all'ecosistema.

Nel 1993, a seguito di una fuoriuscita incontrolata di materiale dalla diga di Palagnedra, l'intero corso della Melezza fu sommerso da una colata di fango che prococò un disastro ambientale. Per evitare il ripetersi di tali situazioni, il Cantone istituì il gruppo di lavoro 'spurghi'. Anche il WWF fu invitato a partecipare al gruppo di lavoro ed è tutt'oggi membro.

Grazie ad accorgimenti tecnici, a misure di sicurezza e allo sviluppo di una procedura che simula maggiormente le situazioni naturali di piena, le operazioni di spurgo dei bacini oggi fanno meno paura e soprattutto meno danni agli ecosistemi fluviali.

In Ticino vengono regolarmente 'spurgati' i bacini di Palagnedra, Carmena, Vasasca, Malvaglia, Luzzone e Carassina. 

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